di Pierluigi Palmieri
Conosco a menadito Montecitorio e dintorni, ma, attenzione, non per aver indossato la medaglietta di “onorevole”, bensì per aver partecipato a diverse audizioni presso le varie Commissioni della Camera dei Deputati, in particolare quelle dell’Istruzione, della Cultura e dello Sport e/o a incontri con i singoli componenti delle stesse. Ovviamente audizione e incontri avvenivano all’interno del “Palazzo” nel rispetto del rigido protocollo che prevede giacca e cravatta obbligatorie, registrazione e perquisizioni varie.
Ma ho iniziato questo editoriale citando anche i “dintorni” di Montecitorio e sarà proprio a questi, e poi a uno in particolare, che intendo riferirmi in questa riflessione. Iniziamo dalla grandissima Piazza antistante la sede del Parlamento, che per dimensioni credo faccia il pari con la vicina Piazza Venezia, a cui fanno da spalla L’Hotel Nazionale con le sue sale riunioni, Capranichetta in primis, e Piazza Colonna con Palazzo Wekeding, sede del Quotidiano IL TEMPO. Ho frequentato questi luoghi maestosi abbastanza assiduamente, in ruoli diversi, ma è la Piazzetta antistante l’Obelisco di Augusto che mi ha visto protagonista attivo (e spesso urlante) a rivendicare, con il ruolo di speaker designato, questo o quell’altro diritto dei lavoratori, quelli dei precari o dei vincitori di concorso, dei docenti o degli amministrativi , dei dirigenti o dei bidelli. In quelle circostanze si cercava spesso di “invadere” la piazza più grande e di avvicinarsi il più possibile allo storico Portone del Palazzo.
Eravamo quasi sempre nell’ordine delle migliaia e le forze dell’ordine provavano inutilmente ad imbottigliarci in quello spazio più piccolo di un campo di Basket. Dovevamo, a tutti i costi, farci sentire per ottenere equità salariale e uno stato giuridico dignitoso. Battaglie sacrosante, ma con un sottofondo egoistico, che a detta di qualcuno, sconfinava nel corporativismo. Comunque era prassi che dal “Palazzo” uscisse un qualche parlamentare a recitare il copione del “personale appoggio”, che quasi sempre non corrispondeva al reale comportamento in aula al momento in cui dalle parole si sarebbe dovuto passare ai fatti.
Il 30 giugno sono tornato sotto l’obelisco di Augusto per partecipare a una manifestazione di protesta di tutt’altro genere rispetto alle precedenti. Ho portato la mia solidarietà a chi manifestava “per difendere l’ambiente, la salute e la partecipazione dei cittadini alle decisioni in materia ambientale, mentre era in discussione il Decreto “Semplificazioni” del Ministero della Transizione Ecologica, n. 77 del 31 maggio 2021, che accorcerà i tempi della Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.), e liberalizzerà l’uso del “rifiuto speciale” denominato CSS-combustibile nei cementifici e in altri impianti”.
Una richiesta partita da Gubbio e appoggiata da sessanta associazioni di diverse regioni d’Italia esplicitata, in forma pacata ed educata, nei vari interventi, che però non ha suscitato una minima attenzione da parte dei deputati che siedono sugli scranni della Camera dei Deputati.
Questa volta, nessuna apparizione e neanche le solite promesse di mozioni, di interrogazioni o interpellanze. Chi rappresenta i cittadini in Parlamento ha dato prova di un’indifferenza maleducata e supponente e non si è degnato di uscire dal palazzo e percorrere qualche decina di metri e rispondere a chi aveva percorso centinaia di chilometri per tutelare i beni comuni e la salute pubblica. Si chiede che la Valutazione dell’Impatto Ambientale non sia considerata un ostacolo burocratico, ma un criterio di prevenzione per verificare l’incidenza delle attività industriali sull’ambiente.Nel numero odierno della nostra rivista sono addirittura tre gli interventi sulla tematica dei beni comuni e della salute, sulla quali questa Rivista si soffermerà con sempre maggiore insistenza. Per chi la legge con attenzione, nelle rubriche Il Limite di R. Regni, Io penso di M. Martelli e dalla Parte del consumatore di V. Rienzi, si rintracciano le riflessioni sistematiche e corpose dei curatori che rivendicano attenzione e lungimiranza da parte di chi ci governa su problemi come il CSS dei Cementifici di Gubbio, la Diossina dell’Ilva di Taranto e il Trimetilbenzene dell’Istituto di Fisica Nucleare nelle Acque del Gran sasso d’Italia.
Nei numeri del 6 giugno e del 13 giugno abbiamo denunciato i rischi legati ad una transizione (definita da Regni “illogica”) a cui è stato intitolato il Ministero tenuto da Cingolani. Sono abbastanza ottimista, e sufficientemente scaramantico, da pensare che l’obelisco di Augusto sotto il quale ci siamo fatti immortalare, Regni ed io, in occasione del Sit in del 30 giugno, contenga in sé lo spunto per illuminare le menti dei “reggitori” della cosa pubblica.
E’ la dedica al Sole che Augusto Imperatore volle far incidere una decina d’anni prima di Cristo alla base del monumento che da Eliopoli (Città del Sole) aveva trasferito a Roma e che si pensa che dovesse fungere da “gnomone” della Meridiana di Campo Marzio.
i mp caes divi fil augustus pontifex maximus imp xii cos xi trib pot xiv aegypto in potestatem populi romani redacta soli donum dedit» |
«l’imperatore augusto, figlio del divino cesare, pontefice massimo, proclamato imperatore per la dodicesima volta, console per undici volte, che ha rivestito la potestà tribunizia per quattordici volte, avendo condotto l’egitto in potere del popolo romano, diede in dono al sole» |