FORZA CENTRO ITALIA, FORZA ABRUZZO BELLA TERRA MIA, FORTE E GENTILE

di Giovanna Nina Palmieri

 

Molti di voi non lo sanno ma io sono nata in Abruzzo. Mia nonna, la mia adorata nonna Fedora, nel 1915 aveva due anni: era piccola ma ricordava le urla, il rumore, le mani di qualcuno che la tiravano fuori dalla sua culla nel trambusto e nel dolore di un giorno molto diverso da qualsiasi altro. Mi raccontava con il terrore ancora vivo nei suoi occhi azzurri di quella notte di gennaio in cui tutto crollò nella Marsica. Terremoto, 30.519 morti. La storia della città dove io ho passato 18 anni della mia vita, Avezzano, è stata rasa al suolo quella notte. La vita di migliaia di persone è stata rasa al suolo quella notte. A noi, ai piccoli marsicani, insegnano a scuola “cosa fare se arriva il terremoto”. Il problema è che quando arriva, arriva quasi sempre quando tu non hai tempo di pensare a cosa fare. Perché sei in pigiama nel tuo lettino o nel tuo lettone abbracciato all’amore della tua vita. Perché sei lì che sogni di andare a sciare domani oppure di comprare quella casetta in montagna con quel grande camino dove invitare tutti i tuoi amici oppure di riuscire a baciare la bionda della quarta D finalmente!
La notte del 6 aprile 2009 io non ero a casa mia, tra i monti, con i miei genitori e i miei canetti. Ero a Mondello. Quando ho acceso il telefono alle 8.30 di mattina ho trovato una cosa come 500 messaggi. Non capivo, ero frastornata.
“Stai bene? I tuoi stanno bene? Dammi notizie ti prego.”
La mia migliore amica e altre centinaia di amici. Chiamavo casa ma le linee erano intasate e intanto il telegiornale continuava ad aggiornare la conta dei morti e dei crolli.
L’Aquila. Sparita, inghiottita, insanguinata. Abbastanza vicino da far tremare tutto per quei secondi infiniti, ma abbastanza lontano da far resistere la vecchia casa dei miei, presa pochi anni prima in un borgo antico che sembra dipinto. Quando finalmente il mio papà mi ha risposto ha detto: “Tutto a posto Pi’, casa intatta a parte qualche crepa, noi tutti bene, anche le nonne.”
Non vi so descrivere la paura di quella mattina, il pensiero di aver perso tutto, il sollievo egoista nel sapere che era “tutto a posto”, l’angoscia per gli amici e i parenti che avevano la sola colpa di vivere qualche km più in là e per cui non era per niente “tutto a posto”.
Ogni volta che sento, leggo, vedo quello che fa “je terremoto” però il mio cuore si ferma proprio come quella mattina. Disperazione e impotenza.
Forza centro Italia, forza Abruzzo, bella terra mia, forte e gentile.

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