INTERVISTA INTEGRALE DEL PROF.PALMIERI SULLO SPORT A SCUOLA ( STUDIARE RONALDO)

ROMA – «Ragazze, ma perché filosofia non ce la insegna il Vasco Rossi?». Il suggerimento è stato estratto dal file .zip dei ricordi televisivi. Quelli della sigla dei “Ragazzi della Terza C“, serie tv (telefilm si chiamavano una volta) in onda su Italia Uno alla fine degli anni 80. La storia era semplice. Un gruppo di compagni di classe seguiti nelle avventure scolastiche settimana dopo settimana, nelle stagioni che si chiudevano con il classico rompete le righe di fine anno.

 

Vasco è sempre Vasco ma la storia ha accolto nuovi personaggi nell’elenco dei “miti” giovanili. Tra questi sicuramente Cristiano Ronaldo: «Se ne parla così tanto che dovrebbe essere una materia di studio a scuola».

Il Professor Pierluigi Palmieri lancia una provocazione per spostare la lente d’ingrandimento sulla “questione scuola” e sul futuro dello sport italiano. Docente universitario alla Lumsa, oggi presidente di “Credici” associazione che promuove anche una nuova progettualità sullo sport nelle scuole: «Lo sport ha una sua storia, ha i suoi luoghi e le sue particolarità, ha i suoi filosofi ed i suoi poeti. Cristiano Ronaldo è uno di questi, così come tanti altri calciatori amati dai ragazzi che sono anche studenti. Lui, Messi, Pogba e tanti altri dovrebbero diventare una materia di studio».

 

Ci spieghi meglio

«Lo sport può costituire il denominatore comune per saldare tra loro gli anelli delle singole materie di studio. Il ruolo centrale in questa progettualità scolastica, lo assumono i “Personaggi” dello sport, ( atleti, atlete, ma anche giornalisti, scrittori e dirigenti), per trarre dalle loro gesta, dalle cronache, dalla biografia, dalla letteratura sportive e dall’ambiente di provenienza gli spunti per lo studio e l’approfondimento di argomenti a carattere interdisciplinare. Abbiamo appena vissuto uno splendido Mondiale in Russia. Ecco, anche i grandi eventi, come le Olimpiadi per esempio, hanno la loro attinenza storica, politica ed economica e possono aprire orizzonti vasti e inesplorati per tutti gli indirizzi scolastici e per le relative discipline caratterizzanti».

 

Dunque alla prima ora suggerisce Matematica, poi “Storia di Cristiano Ronaldo”.

«Mettiamola alla prima, così sicuramente nessuno entrerà alla seconda. Scherzi a parte, nell’attualità studiare un campione o uno scrittore di sport e, quando possibile, portarlo a scuola può avere una valenza in termini di stimolo alla riflessione, di lettura delle situazioni e perfino di accettazione dell’insuccesso momentaneo, che nessun manuale di didattica può prevedere. Certo è una provocazione, che va intesa come sfida incitamento culturale.

Quindi si può guardare allo sport come  una sorta di “integratore” per stimolare l’interesse allo studio?

Nello Sport il primo compito non è quello della scelta di una disciplina sportiva ma quello di avviare un processo di autoconoscenza. Il ruolo del campione sportivo, dell’allenatore, come accompagnatore e modello, può spingere l’insegnante di una qualsiasi delle discipline previste dai curricula ad assumere un ruolo analogo. Ciò può mettere in sintonia i soggetti dell’educazione attraverso poli di attrazione argomentativi alla ricerca del denominatore comune su cui far poggiare un’attività condivisa e coerente. in buona sostanza questo può accadere se.. la scuola incontra lo sport” ,o, per meglio dire “se gli va incontro”».

 

Studiare i grandi dello sport a scuola può aiutare a formarne dei nuovi?

«I protagonisti e i grandi eventi sono modelli che possono portare a traguardi analoghi e ciò vale, a maggior ragione, in ambito scolastico….»

La scuola non coglie ancora a pieno le opportunità offerte dalla filosofia che sottende allo sport . Gli agoni dell’antica Grecia sono nati con le competizioni basate sulla forza fisica, per poi trovare spazio anche nei confronti a caratterefilosofico.

Pensa che i giovani possano cogliere a pieno il messaggio?

RISPOSTA

Credo che tutti i giovani aspirino a diventare “più grandi”, e vanno a scuola nella consapevolezza di dover apprendere e conoscere sempre di più. Lo sport è un catalizzatore in questa direzione perché fa scoprire anche il valore aggiunto del lavoro di gruppo che è determinante nei giochi di squadra come nello studio.Dallo studio degli episodi più significativi dei grandi eventi e delle vicende (positive e negative) dei campioni, come dei comprimari, emergono elementi educativi di grande efficacia. Per considerare in termini di analogia solo quelle più elementari basti pensare alle conseguenze di una partenza falsa in una finale olimpica o all’ espulsione per doppio giallo ai Mondiali di calcio L’atleta ha l’abitudine all’autocritica, è il primo ad analizzare le cause della sconfitta e le sue scorrettezze.

 

Una volta si diceva “Lo sport ruba tempo alla scuola”. E’ ancora cosi’?

RISPOSTA

Sono in molti tra i docenti, soprattutto nelle scuole superiori, ad avere ancora questa remora. Il tempo scuola, anche nella sua attuale struttura, permette di sviluppare i programmi curriculari in maniera più che soddisfacente. Il timore di chi pensa allo sport come fattore di distrazione dallo studio, va superato proprio attraverso l’assorbimento dei principi che abbiamo enunciato

Lo sport a scuola. Come siamo messi?

RISPOSTA

In quanto a forma mentis, in termini di cultura e di filosofia dello sport,   dentro la scuola, purtroppo siamo ancora messi male!

E “fuori” dalla scuola? Quali segnali dalle istituzioni?

RISPOSTA

Come si deduce dallo sviluppo del nostro discorso, l’approccio allo Sport soffre ancora di importanti condizionamenti pseudo-culturali di carattere politico sociale e anche religioso. Proprio da quest’ultimo settore sembrano arrivare i segnali più forti di inversione di tendenza. Con“Dare il meglio di sé. Documento sulla visione cristiana dello sport e della persona” pubblicato nel giugno scorso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita del Vaticano. Con questo titolo emblematico la Chiesa ha deciso di tradurre e rendere finalmente operativo il messaggio di Giovanni Paolo II. “Lo sport può essere uno strumento di incontro, di formazione, di missione e santificazione”, afferma Papa Francesco nell’imprimatur che dovrebbe mandare definitivamente in soffitta Teodosio.

Ritiene che l’idea possa attecchire tra gli addetti ai lavori?

RISPOSTA

Sono stato invitato di recente ad un “ritiro” sul tema e giudico molto positiva l’iniziativa del Gruppo di lavoro Missione sport costituito su iniziativa di p. David Murray, missionario idente americano, e di Angela Teja, storica dello sport, che si propone di diffondere le idee forza del documento tra gli intellettuali e i giovani universitari.

Sul fronte laico cosa vede all’orizzonte?

RISPOSTA

Coni e Ministero dell’Istruzione, dopo un lungo periodo di stasi, seguito alla caduta di interesse per i “mitici” Giochi della Gioventù, hanno messo in campo iniziative interessanti e direi anche di effetto per come sono state intitolate (Alfabetizzazione sportiva, Sport di classe ecc.). Le valuto efficaci  per ampliare la base dei praticanti le discipline sportive e promuovere quelle cosiddette “minori,” che sono poi quelle che vincono di più alle Olimpiadi.

La formula, a mio giudizio, incide in maniera minimale sulla crescita culturale e sull’interesse per lo studio e, anzi , come abbiamo visto, non rimuove (“schioda”?) il retaggio dello sport “che ruba tempo allo studio”. Di qui la necessità di dare la priorità, con il necessario supporto delle Università alla formazione dei docenti di tutte le materie (va sottolineato) sugli aspetti “altri” dello sport, rispetto al puro e semplice “avviamento/addestramento” , che comunque, voglio precisare, non è una bestemmia!

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